A CHE PUNTO È DAVVERO LA RIPARTENZA DEL MERCATO DEL CINEMA? IL PARERE DI LORINI, LONIGRO, CERRI E ROMEO di Elisa Grando

I dati sul fatturato, la necessità di ripensare il calendario delle uscite, i prossimi passi da compiere per accelerare la ripresa: una fotografia ragionata del complesso ritorno in sala d’autunno, fra lo slittamento dei film americani e il cinema italiano che ritorna al centro.

Il ritorno del pubblico nei cinema non è più un augurio: sta accadendo davvero, seppure lentamente. Ma a che punto è però realmente la ripresa del mercato cinematografico, nella recrudescenza dei contagi da Covid-19 e mentre il calendario si svuota dei blockbuster americani, tutti slittati al 2021? L’ultima notizia sconfortante arriva dalla Disney: Soul non uscirà nei cinema a novembre ma direttamente in streaming su Disney + il giorno di Natale. Un colpo durissimo per le sale. Il futuro prossimo del cinema, insomma, è oscurato da molte nubi. Oggi, però, vale la pena di partire dai dati per guardare a cosa il sistema cinema è riuscito a ricostruire fin qui, dopo la serrata del lockdown. Al weekend del 26-27 settembre 2020, in Italia sono tornati attivi il 78,3% delle sale (per un totale di 801 strutture) e l’83% degli schermi (in tutto, se ne sono riaccesi 2694), mentre gli incassi e le presenze si attestano tra il 35% e il 38% del fatturato rispetto allo scorso anno. A raccontarci la fotografia di questo complesso ritorno in sala sono quattro voci importanti che incarnano altrettanti punti di vista differenti sulla filiera: Mario Lorini, presidente dell’Anec, Luigi Lonigro, presidente Distributori Anica e direttore di 01 Distribution, Lionello Cerri, fondatore e amministratore delegato di Anteo SpazioCinema e Andrea Romeo, fondatore e general manager della casa di distribuzione indipendente I Wonder Pictures.
A loro abbiamo chiesto quali passi compiere nei prossimi mesi per accelerare la ripresa. Partendo comunque da un assunto: senza la quota di film americana, il cinema italiano torna al centro del mercato.


Mario Lorini
Presidente Anec – Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici

 Soul salta l’uscita in sala: qual è la posizione dell’Anec?
«È una scelta che non possiamo che definire inaccettabile, un altro duro colpo inferto alle sale cinematografiche. Un prodotto nato per la sala, tra i più attesi del 2020 da noi esercenti e dal pubblico, ora passa inspiegabilmente in piattaforma creando un ulteriore un vuoto nelle nostre programmazioni. Questo per noi è gravissimo. Viviamo un momento di profonda crisi, i nostri esercizi sono in sofferenza così come tutta l’industria del cinema. Inoltre annunciare l’uscita in piattaforma per Natale, uno dei giorni tradizionalmente più cinematografici dell’anno, è un gesto simbolicamente preoccupante. Farlo alla vigilia di un evento festivaliero come la Festa del Cinema di Roma ne aggrava la portata».

Come stanno le sale oggi?
«Nonostante Tenet e After 2 abbiano guadagnato insieme quasi dieci milioni di euro, e siano arrivati in programmazione i film di qualità italiani ed europei, siamo a un terzo delle potenzialità d’incasso con oltre l’80% di schermi riaccesi. La ripresa non sarà breve. Ad oggi, oltre ai blockbuster americani, mancano all’appello il prodotto per famiglie e il cinema d’animazione. Per questo abbiamo invitato il cinema italiano a fare da protagonista, e la produzione sta pian piano rispondendo anche con uscite anticipate, come Ritorno al crimine di Massimiliano Bruno e Si vive una volta sola di Carlo Verdone. Ripartiamo da questo per portare la percentuale di ripresa a livelli sostenibili cercando tutti insieme di intercettare spazi che si liberano in calendario per gli slittamenti dovuti al Covid, ed evitando i classici affollamenti delle uscite natalizie che non permettono di sfruttare al meglio le opere».

Il lockdown ha imposto lo sfruttamento dei film anche in forme diverse dalla sala. Ora che succede?
«Su questo tema dobbiamo continuare a confrontarci. Il periodo di lockdown ha dimostrato l’importanza dell’uscita in sala: un dato oggettivo che è un gran valore per la filiera. E non dimentichiamo che nel 2019 abbiamo realizzato una delle migliori performance in termini di incremento del nostro passato recente».

Quali sono gli strumenti per una vera ripresa nei prossimi mesi?
«Il cinema ha la caratteristica di essere grande, ma sempre popolare. È il segreto che spesso ci sfugge nelle nostre logiche di infastiditi dirimpettai. Per questo produzione, distribuzione ed esercizio devono lavorare insieme con innovazione e creatività. Saranno importanti le campagne di comunicazione: da cosa si può partire per dimostrare al pubblico che il cinema è sicuro? I giovani, per Tenet e After 2, sono tornati al cinema dimostrando che la mascherina è diventata un elemento che fa già parte del sistema».

Intanto il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha incrementato di 20 milioni di euro la quota di 40 milioni del fondo emergenza spettacolo e cinema…
«Il contributo fisso a ciascuna sala sarà elevato a 20mila euro, più ci sarà il contributo variabile in base ai mancati introiti: una boccata d’ossigeno per gli esercenti che punta soprattutto a difendere le piccole realtà. Anche perché quello delle sale è un settore che non si può riconvertire: in questo momento non sono ammessi convegni, conferenze e proiezioni per le scuole. Questi mesi sono stati duri, cerchiamo di resistere e di tenere aperte le sale».



Luigi Lonigro
Presidente Nazionale Distributori Anica e direttore di 01 distribution

 Come sta andando la ripresa dal punto di vista dei distributori?
«La distribuzione ha fatto il possibile con l’uscita di titoli come Tenet e After 2, poi la Mostra di Venezia ha attivato il circuito di qualità: sono usciti bellissimi film d’autore che hanno performato secondo le aspettative. Miss Marx, per esempio, in dieci giorni ha superato l’incasso del 2017 di Nico, che pure aveva vinto la sezione Orizzonti. Il pubblico lentamente sta tornando. Il nostro compito è continuare a mettere a disposizione delle sale un prodotto bello, perché ora più che mai il pubblico deve essere incoraggiato e premiato. Le sale e gli esercenti, da parte loro, stanno facendo un lavoro straordinario anche sull’accoglienza, per far sentire lo spettatore accolto e coccolato e non solo monitorato».


Cosa ci ha lasciato l’esperienza dell’emergenza Covid-19?

«In termini di distribuzione ci ha portato danni importantissimi ma anche qualche apertura a nuovi modelli: dobbiamo capire se questa apertura è percorribile. Bisogna trovare un equilibrio con la realtà del mercato. Il family e l’animation, per esempio, hanno moltiplicatori pazzeschi soprattutto nel periodo natalizio. Serve una pianificazione molto attenta anche dal punto di vista produttivo».


01 Distribution ha scelto l’uscita anticipata di Ritorno al cinema di Massimiliano Bruno: perché?

«A parte No Time to Die, fino a dicembre sarà il cinema italiano a dover fare la differenza: abbiamo ritenuto giusto anticipare il film di Bruno per consentire a qualcun altro di occupare lo slot di fine novembre, magari un paio di titoli italiani importanti che possano dare una mano al box office. Dal punto di vista numerico, siamo i più grandi distributori di cinema italiano: abbiamo sentito il dovere di fare la nostra parte. Il nostro listino fino al 31 dicembre conta quasi venti titoli. E Volevo nascondermi è uscito quattro giorni prima del lockdown, un modo per far capire all’esercizio che noi c’eravamo».


La sala, quindi, è tornata al centro anche per i distributori?

«Nel momento in cui le sale hanno riaperto, le piattaforme sono tornate a quello che erano prima del Covid, cioè una struttura complementare che offre prodotto con delle finestre. Non credo debba essere tutto come prima, ma spero ci sia un miglioramento qualitativo nella distribuzione, con una tipologia di prodotto che possa andare direttamente sulle piattaforme liberando il mercato ai titoli che hanno ambizione e investimenti. Il concentramento natalizio è un falso problema: Natale è una data tecnica, tutti sanno che escono sempre tra i sette e i nove titoli. Il problema vero è quando prodotti similari finiscono per cannibalizzarsi. Per questo cerchiamo di differenziarci sull’offerta natalizia, come quest’anno con l’originalissimo Freaks Out di Gabriele Mainetti».


Lionello Cerri
fondatore e amministratore delegato di Anteo, amministratore delegato di Lumière & Co.

 Le sue sale sono veri hub culturali e cinematografici: come stanno vivendo la ripresa?
«Certamente il momento è meno critico rispetto al 15 giugno, quando abbiamo riaperto subito 42 schermi della Lombardia. Era giusto farlo: abbiamo 80 dipendenti che avevamo messo parzialmente in cassa integrazione. Il cinema al chiuso ha registrato una media dell’80% del fatturato in meno sullo scorso anno, per le arene estive la diminuzione è stata solo del 20-30%. Questo è dipeso anche dalla mancanza di prodotto nei mesi estivi. Oggi c’è un mercato che cambia: le sale attrezzate ad avere un rapporto con il proprio pubblico, con una proposta di cinema nazionale ed europeo di qualità, perdono meno di altre. Palazzo del cinema Anteo a Milano perde circa il 50%, mentre in altre sale dove facciamo una programmazione più commerciale la percentuale aumenta».


È il momento di ripensare il ruolo delle sale?

«L’uso delle sale è sempre di più sociale, di aggregazione culturale e umana. Non esistono più un centro e tante periferie, ma città che si muovono a quartieri. I nostri incontri di agosto e settembre con i registi sono sempre andati esauriti, come prima del lockdown. Quando si propongono delle cose, la gente arriva. La sala deve essere un contenitore sempre più trasversale ai gusti. Sono i pubblici che creano questo tipo di identità».


La rete di cinema #iorestoinsala, che proponeva proiezioni in streaming, si è fermata?

«Abbiamo sospeso tutti perché stiamo ristrutturando il portale e nel frattempo anche i film in uscita online erano pochissimi. Ma stiamo lavorando per ripartire».


Cosa succederà adesso?

«Nella tragedia, dobbiamo trovare uno stimolo per riflettere sul pubblico, in particolare sulle nuove generazioni. Il pubblico è la nostra stella polare. Abbiamo una grande occasione: l’industria cinematografica non deve più pensare alla sua piccola bottega, i distributori con i distributori, gli esercenti con gli esercenti. Senza prodotto, è inutile che le sale tengano aperto. Dobbiamo riconoscere un mercato più maturo e attivo capendo come declinare le questioni delle uscite theatrical, online, free, pay eccetera. Proviamo a pensare che questo meccanismo può essere rimesso in discussione facendo guadagnare tutti».



Andrea Romeo
Fondatore e general manager di I Wonder Pictures, Ceo di Pop Up cinema e creative producer di Palomar Doc

 Come sta andando la ripresa per i distributori indipendenti?
«Questo momento difficile è anche l’occasione per iniziare un nuovo ciclo. I numeri bassi e la necessità di trovare soluzioni possono suggerire a tutti di sperimentare, per esempio con un atteggiamento più “coopetitivo”, in cui la competizione diventa anche cooperazione, leggendo il mercato in senso utile al sistema intero. Bisogna andare tutti nella stessa direzione. In questo credo che i David di Donatello siano un’ottima opportunità per far girare energie e per guardare il punto di vista complessivo del sistema cinema. L’esperienza del lockdown ci ha dimostrato quanto i contenuti audiovisivi siano fondamentali nella quotidianità delle persone. Per chi ha ancora l’ossessione del cinema come atto sociale, è stato importante imparare che esistono altre forme di fruizione, ma anche veder dimostrato che la creazione di valore sul prodotto, industrialmente, passa attraverso lo sfruttamento commerciale in sala».


Tra giugno e settembre I Wonder Pictures ha portato in sala ben sei titoli: perché?

«Abbiamo lavorato con umiltà al listino, pensando che film preziosi come Gli anni amari, Monos, La piazza della mia città e Easy Living difficilmente avrebbero trovato spazio in un mercato al massimo del suo ritmo. Certo, il cinema è in una situazione di fatica ma per i piccoli film di qualità era il momento di farsi avanti».


Lei sta sviluppando un nuovo progetto per ripensare la comunicazione della distribuzione. Di cosa si tratta?

«Sono stato incaricato dalla presidenza di Anica Distribuzione di sviluppare il progetto Think tank sul ruolo della distribuzione cinematografica, per riflettere sulle sfide dei prossimi mesi anche con personalità fuori settore. Gli aspetti fondamentali della riflessione sono quattro: primo, la comunicazione verso il grande pubblico che spesso non sa cos’è un distributore cinematografico. Secondo, creare la complicità con i cinefili per spiegare l’importanza dei publisher nel portare titoli di qualità in Italia. Terzo, la necessità di comunicare la complessità del nostro ruolo all’intera filiera, anche ai produttori e agli esercenti. Quarto, infine, il nostro raccontarci a noi stessi per riflettere su come fare sistema per identificare le azioni da mettere in campo per il futuro del nostro lavoro».