«Ciao Vale»: la lettera degli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e della direttrice artistica Costanza Quatriglio in ricordo di Valentina Pedicini, scomparsa il 20 novembre scorso

Valentina Pedicini ci ha lasciati a soli 42 anni. Una morte inaccettabile perché arrivata dolorosamente troppo presto, ma anche perché avrebbe potuto regalarci altri bellissimi film come quelli con i quali ha segnato gli ultimi anni del cinema italiano: Dove cadono le ombre, Faith, Dal profondo, My Marlboro City. Per questo abbiamo accolto due lettere a lei rivolte, una da parte di Costanza Quatriglio, l’altra degli studenti di Valentina al CSC di Palermo. Raccontano un importante pezzo di percorso fatto insieme, e quello che Valentina ha lasciato loro per sempre.



“9 giugno 2019. Aeroporto di Fiumicino, in partenza per Palermo con il produttore Luca Ricciardi, l’autore di questa foto affettuosa e scanzonata. Con il sorriso stampato sulla faccia e la gioia dell’attesa di incontrare i suoi ragazzi. Perché Valentina era così. Insegnava come faceva cinema. Con lo stesso amore per gli altri, la stessa indole immersiva, la stessa capacità di ascolto e una postura dell’attenzione davvero rara. Per questo Vale era speciale per i ragazzi, e anche per me. Da direttrice artistica della sede siciliana del Centro Sperimentale di Cinematografia, tra le cose più belle c’è quella di aver condiviso con Vale il sogno di una scuola possibile. Un luogo in cui il lessico è importante come saper prendere in mano la macchina da presa; una comunità in cui, insieme alla scoperta del linguaggio cinematografico, ci si interroga su come affrontare le sfide dell’immaginario, del presente e del passato, del mondo filmabile e dell’invisibile.

Con Vale era possibile parlare di storia e di memoria, del valore dello stare in silenzio, a volte. In una specie di ritiro dell’io che favorisse l’espressione più sincera da parte degli allievi. Non si può insegnare il talento, forse nemmeno a fare bei film; si può piuttosto trasmettere la passione, l’esperienza, contagiare con l’entusiasmo dell’incontro chi non ha ancora fiducia in sé. Vale aveva un rispetto sacro del suo ruolo di insegnante e non mi scorderò mai quando, durante questi mesi infausti, chiusi in casa, mi ha comunicato la scoperta della malattia. Il primo pensiero ai ragazzi, come seguirli a distanza tra una cura e l’altra, come continuare a dare il meglio quando il meglio ti viene portato via assieme alla capacità di pensare. Eppure Vale è stata con noi, con le sue ragazze e i suoi ragazzi fino all’ultimo, e a me manca moltissimo quel suo sorriso intelligente che diceva moltissime cose, anche quando sceglieva di tacere.

Poi però ci sono loro, le allieve e gli allievi che, nel ricordo di Vale, sono capaci di sorridere pensando che lei ci avrebbe chiamato musoni e ci avrebbe detto «ancora state a piagne! Andate a lavorare!» e allora quel sorriso ci illuminerà ancora e sorrideremo anche noi, pensando a lei, ai film che avrebbe fatto e alla generosità con cui avrebbe parlato di cinema. Sentiremo ancora la voce di Vale e le saremo sempre grati di aver fatto parte di questa avventura. E allora sì, ha ragione Valentina Pedicini: smettiamola di piagne e andiamo a lavorare.”

Costanza Quatriglio



“Cara Vale,

il vento soffia forte a Palermo da quando non ci sei più. È così travolgente che lo sentiamo dalle cuffie, riesce a trascinarci a scuola tutti i giorni, anche quando non vorremmo farlo per paura di essere sorpresi dal virus. Ha una forza talmente impetuosa che entra dentro le aule, ci accompagna nei sopralluoghi, guida le nostre mani nella scrittura di nuovi film e le dirige nel montaggio di quelli già girati. Nonostante chiudiamo le porte il vento continua a gonfiarsi e si ostina a non andar più via.
Quante cose potremmo raccontarci se venissi a trovarci un’ultima volta?
Potremmo raccontarci di quando sei arrivata e alla nostra domanda «Come si fa il cinema?» la tua risposta è stata una e una sola: «Lottando!».
Potremmo raccontarci di quando, all'inizio della pandemia, ci hai esortato a scavare nel tempo fermo del lockdown, per confrontarci con noi stessi, con i nostri demoni e con le nostre passioni vere.
Potremmo raccontarci di quando ci hai detto «non frenate la paura di non sapere, frenate semmai il pensiero di sapere già tutto, già troppo».
Potremmo raccontarci di tutte le volte in cui ti abbiamo detto grazie. E tu, ogni volta, ad ognuno di noi, hai inesorabilmente risposto «grazie a te».

Potremmo poi raccontarci dei tuoi grandi occhi lucidi, nella penombra di una Sala, al termine di una giornata di visioni dei nostri piccoli film. Occhi lucidi per la stanchezza e per lo sforzo fatto ad ascoltare le nostre minuscole idee, una ad una, come se fossero più importanti del tutto che ci circondava. Occhi lucidi di chi si emoziona davvero, pensando all'altro e dimenticando se stessi. Occhi lucidi di chi vede lontano e occhi lucidi per una trasmissione diretta della passione con cui pensavi al cinema, che con la tua presenza ci infondevi quotidianamente.
Occhi lucidi, come i nostri ora e ogniqualvolta ti penseremo.
Sicuramente saprai già tutto ciò che abbiamo scritto, perché dobbiamo confessare che ti abbiamo scoperta: quel vento impetuoso, che viene dal profondo e ci avvolge ogni giorno, sei tu.”

Le tue studentesse e i tuoi studenti
del Centro Sperimentale di
Cinematografia - sede Sicilia